Eccomi di ritorno con il frutto delle mie - ehm - elucubrazioni. Niente popò di meno che una “trilogia” metafisica sulle cause prime della nostra caduta dalle stelle alle stalle. Tre articoli dove si parte dalla fuffa sul perché e il percome della cacciata dall’Eden per poi arrivare alla ciccia della questione economica attuale. Chi è ardimentoso mi segua.
1 / 3 - Il peccato
Com’è che siamo carambolati fuori dall’Eden sino all’inferno industriale di oggi?
A me tutto ‘sta disubbidienza e ‘sto peccato come "causa prima" mi sconfinfera un gran poco. Una punizione un po’ eccessiva per una melina da poco. Non è che quel Dio perfetto si sia sbagliato nel crearci un po’ troppo capricciosi e ribelli?
Vabbé, okkey, la storiellina del testo biblico è una metafora, un’allegoria, un simbolo.
Ne ho scovato persino una chiave di lettura pseudoscientifica: la ribellione dell’Uomo è “scritta” nel suo DNA spirituale. Il Creatore avrebbe infatti trasmesso all’Uomo le Sue stesse caratteristiche e prerogative divine quali egocentrismo, potenza e libertà illimitata, influenzandolo al punto da voler abusare del proprio libero arbitrio. La folle superbia che tenta di eguagliare e sfidare Dio lo avrebbe poi condotto all’ineluttabile “caduta”, ovvero la “discesa” verso la materia più densa.
Ma si continua a non capire bene il motivo di tale “discesa”. Ucci ucci, sento ancora un odorino di “punizione” e di “peccato”.
La fatica e il dolore della vita materiale ci fanno desiderare equilibrio e purezza al punto da pensare di essere caduti o esserci allontanati da una precedente situazione idilliaca. E tale allontanamento o discesa non può che venire avvertito come dura punizione per qualche errore commesso. Ma può essere che la semplice sfida di un omuncolo qualsiasi abbia fatto infuriare un Dio? Possiamo davvero pensare che Dio temesse per il suo trono al punto da voler scacciare gli usurpatori come un qualunque umano re terrestre?
La discesa verso la densificazione può essere semplicemente A) una conseguenza naturale delle decisioni e delle azioni intraprese, B) una conseguenza naturale e basta, un percorso necessario.
Nel primo caso può essere infatti che il desiderio di risplendere come Lui, ma lontano da Lui, dimentichi di essere parte della Sua stessa sostanza, generi un indebolimento energetico, un offuscamento dello spirito e una cristallizzazione dello stesso in materia sempre più densa. Nel secondo caso potrebbe invece essere che la “materializzazione” sia un aspetto naturale della manifestazione della vita o del divino.
In sostanza sono convinto che non sia stata né la malizia, né la superbia a portare alla densificazione dello spirito umano, ma piuttosto il contrario. Le basse frequenze del pantano materiale portano semmai alla malizia e ai sentimenti meno nobili e limpidi. E il vivere nella sostanza densa è solo un partecipare ad una delle infinite dimensioni dell’Esistenza. Così in alto come in basso.
Basta punizioni. La “discesa” è semplicemente un percorso obbligato.
Chi esiste se non sa di esistere? Ad un certo punto “devi” conoscere e conoscerti! Giocoforza. Se sei incosciente non sai neppure di stare bene o male. Solo nel momento in cui sperimenti ed esplori l’universo scopri ciò che ti fa soffrire o ti fa gioire. Impari a “discernere” il valore delle cose e delle persone.
Quindi l’Uno si fa duale (bene/male, bianco/nero, maschio/femmina...) per conoscere sé stesso.
L’infinito che acquista coscienza deve sdoppiarsi e guardarsi “da fuori”, come allo specchio. Si identifica con un punto di prospettiva dal quale osservare tutto il resto che diventa esterno a sé. Nasce un ego pensante, che conosce l’infinito cui appartiene come fosse “esterno” o “diverso” da sé. Il Divenire si dà dei confini e dei limiti e si suddivide nell’esistenza di singoli ma innumerevoli esseri. La Vita eterna infinitamente si moltiplica, produce e sperimenta se stessa. L’uomo emerge naturalmente dal proprio stadio di incoscienza.
L’andare per il mondo è dunque un impulso divino e primario, non un peccato. Solo le lunghe e tortuose vie del Figliol Prodigo lo condurranno nuovamente alla Casa del Padre. Chi vorrebbe l’affetto inconsapevole di una creatura evanescente senza ego e senza cuore? Il Padre è ben lieto di accogliere il Figliolo che torna ed ha scelto consapevolmente di amare il proprio genitore, sangue del suo sangue.
[continua nella 2^ parte...]
il m.e.r.lo