[...segue da 2^ parte] Niente popò di meno che una “trilogia” metafisica sulle cause prime della nostra caduta dalle stelle alle stalle. Tre articoli dove si parte dalla fuffa sul perché e il percome della cacciata dall’Eden per poi arrivare alla ciccia della questione economica attuale. Chi è ardimentoso mi segua.
3 / 3 – Di chi è la moneta (Auritiani versus Barnardiani)
Per uscire dall’empasse dell’enorme debito pubblico tanto millantato pare essere fondamentale chiarire a chi spetti veramente la proprietà della moneta. Causa della querelle che contrappone i sostenitori della teoria economica della ME-MMT a quelli di Auriti.
Nonostante alcune comunanze infatti...
- entrambi i movimenti di pensiero puntano a dissolvere il debito dichiarando la sua inconsistenza
- entrambi i movimenti di pensiero scoprono e denunciano il complotto della grande finanza e delle grandi banche centrali
- entrambi i movimenti di pensiero invocano la sovranità del cittadino anche in ambito monetario
- gli auritiani reclamano la proprietà della moneta per il cittadino, invece Barnard e la ME-MMT per lo stato, anche se pur sempre in nome dei cittadini.
- gli auritiani ripudiano banche ed ogni altro complesso sistema economico che, di fatto deruba i cittadini della loro proprietà di diritto, mentre Barnard e la ME-MMT accettano il sistema di emissione di una moneta A DEBITO per mezzo di uno stato e di un circolo monetario dove le tasse sono pienamente giustificate, anche se per scopi ben diversi da quelli che ci spiegano i politici al tg.
- il DEBITO per gli auritiani è una vera truffa ai danni dei cittadini, per cui le tasse vanno ad ingrassare solo le banche e i finanzieri che continuano ad emettere moneta tramite sistemi di interessi da usurai e senza più alcun legame con l’economia reale. Anche per Barnard pagare tasse per saldare debiti e interessi usurai costituisce una vera e propria truffa per i cittadini, ma solo perché il sistema non ci permettere di gestire autonomamente la nostra moneta, altrimenti le tasse (quando non eccessive) diventano un toccasana per la regolazione del flusso monetario.
Ma torniamo a bomba. Cos’è la moneta, chi le da valore, chi la possiede?
Per entrambi il valore della moneta pare essere “convenzionale”, ovvero valido solo perché qualcuno decide di attribuirle importanza. Per dirla all’Auriti, il valore della moneta sarebbe un concetto nel tempo e non nello spazio, la moneta o il metallo prezioso correlato non avrebbe alcun valore intrinseco. Tanto è vero che alcune antiche popolazioni del centro America utilizzavano l’oro come materiale da costruzione anziché come preziosi di scambio.
E questo è vero sì e vero no.
La moneta è stata sempre associata al valore intrinseco di un bene concreto - non rappresenta, per Auriti stesso, il controvalore dell’economia e dei prodotti reali dell’uomo? E anche i metalli preziosi o il petrolio sono materiali assai concreti e validi di per sé, tanto più se servono a costruire strade! Sia i preziosi che il petrolio possono essere infatti utilizzati in numerose applicazioni pratiche nel campo della tecnologia, della chimica, della medicina, così come in quello ornamentale.
È vero che se ci trovassimo in un deserto preferiremmo un bicchiere d’acqua a un lingotto d’oro. Ma ogni sostanza e materia non può avere un valore assoluto per ogni circostanza (provate a usare dell’acqua al posto dell’oro in certe otturazioni dentali, o a disinfettare con molecole d’acqua anziché con ioni d’argento).
Non è un caso che l’inflazione e la crisi globale si scatenino maggiormente proprio quando la moneta, per speculazioni, ruberie e giochi finanziari, si allontana dalla sua contropartita “reale”, ovvero dai frutti dell’economia reale (agricoltura, prodotti fabbricati dall’uomo, manufatti), dal metallo prezioso (che sta inesorabilmente sparendo dalle riserve auree fisiche delle banche), o dal petrolio (difficoltà di approvvigionamento e mutazione assetto geopolitico).
In questo contesto, risulta allora sempre più consona la moneta “convenzionale” A DEBITO descritta dalla ME-MMT.
Quando le materie prime vengono meno, quando la rivoluzione tecnologica è destinata a mutare e sconvolgere il rapporto produzione/popolazione/lavoro, perché devo continuare a tenere legata la moneta e il reddito solamente alla misura concreta e reale delle merci prodotte da ciascuno col proprio lavoro?
Senza voler perorare alcuna causa partitica in particolare, il reddito di cittadinanza sarà forse una delle soluzioni più praticabili in un mercato del lavoro destinato a produrre sempre più merci e a licenziare un numero sempre maggiore di operatori.
Il mito del profitto e della crescita infinita ci sta conducendo al precipizio, ma la decrescita programmata non è una passeggiata di salute. Non posso non prevedere un margine di crescita, una possibilità reale di mutamento ed evoluzione. Con che criterio decresco? Chi decide quali siano i criteri per ridurre/decrescere, “far fuori” qualcuno?
***
Riassumendo: Mentre Auriti reclama la piena proprietà della moneta per i cittadini in quanto rappresentanza delle loro proprietà e frutti di lavoro, per Barnard la moneta è proprietà fittizia dello stato sovrano, che di fatto la crea “dal nulla”.
Mentre Auriti dichiara che il debito è stato creato ad arte e in realtà non esiste (la moneta è dei cittadini, e non ha senso prendere “a debito” qualcosa che è già proprio), anche per Barnard il debito non esiste, perché la moneta è un semplice segno contabile, una scommessa a debito da spendere in servizi e benessere a favore dei cittadini.
Allora chi possiede realmente cosa?
Il campo di grano che lavoro è davvero mio o un prestito in generoso di madre Natura? E quando a lavorare sono le macchine e non le braccia e il sudore dell’uomo di chi sono i frutti raccolti? A chi spetta davvero la moneta?
La proprietà è da sempre fasulla, un’imposizione forzata.
Come la semina di un campo coltivato, la proprietà della moneta si fa più simile a quella estremamente volatile e aleatoria individuata dalla ME-MMT, funzionale solo al benessere dei cittadini. Proprietà dello stato e dei cittadini stessi che lo formano. A debito per lo stato ma credito per i cittadini. Giano bifronte: una cosa è vera e anche quell’altra.
Il debito esiste e non esiste. È pura illusione, come il peccato.
[fine]
il m.e.r.lo