24 marzo 2013
Ermo Tescallo, consumato poeta
Stiamo leggeri e sublimi d'argomenti in questa Domenica delle Palme! Invece del solito "piove, governo ladro", ricordo oggi il consumato poeta Ermo Tescallo (ved. ritratto in copertina), che al principio del secolo scorso celebrava lo sfaldarsi delle scie nuvolose al calar della sera:
Ahi, sì dura è lo scioglier
Ahi, sì dura è lo scioglier di scie Ahi, è così duro vedere sciogliere le scie
In sul far de la sera sul far della sera
Quand’ombre s’adunan quando le ombre si radunano
Al dolce dormire per invitare al dolce dormire
E l’alma riposa ne li ricordi belli e l’animo indugia nei ricordi belli
De lo jorno che fu del giorno appena trascorso
Vanno li sterischi Gli asterischi
Districandosi tendono a svanire
E sfuman li intrecci canuti i bianchi intrecci sfumano
Le righe si rompon si rompono le righe
Come fila di militi come in una fila di soldati
Che tuba richiama al riposo quando la tromba suona il silenzio
Sì svaporan li scarichi Così sfumano gli scarichi
Degli aerei plani degli aeroplani
Nello vasto nella vastità
Del ciel che s’imbruna del cielo all’imbrunire
Con l’umano fantasticar insieme all’umano fantasticare
Pei disegni complichi per quei disegni complessi
Che commozione. Come lo capisco! Quegli splendidi ghirigori che a sera si riducono a poche croci e misere righe! Che peccato!
Per fortuna, nonostante alcuni brevi periodi di latitanza, i magici tracciati dei cieli vanno nuovamente intensificandosi.
Si temeva che una risposta chiara e certa alle interrogazioni sui moventi delle scie potesse squarciare i veli del mistero, rovinando il brivido dell’ignoto e dell’intrigo oscuro. Si temeva che un assopirsi piano dei voli a causa dell’austerity potesse porre malaugurata fine a queste magnifiche schiume di cielo. E invece no! Che sollievo, croci, rombi, tracciati, e peripezie fra nubi perseverano sereni e senza sosta anche nel nuovo anno 2013!
Anche gli scienziati ora ammettono che le scie possano purtroppo correre il rischio di sfaldarsi formando nuove nubi, velando un poco più spesso il sole. Ahimé, ci dan men luce, ma rimangono meri agglomerati di povero vapor d'acqua! (Ohibò, forse che nei moderni reattori aerei brucino benefici areosol per i bronchi anzichè neri carburanti, come nell'automobile ad acqua di cui è recentemente giunta notizia?!).
Non a torto, allora, scriveva il buon vecchio Ermo nella chiusa del suo carme sconsolato:
E speme s’invola E la speranza se ne vola via
Di presso appresso
All’innocuo vapor all’innocuo vapore
Che s’accomuna che si raggruppa
In lanuto gregge come gregge di pecore lanose
A pascer di lungi per andare a pascolare lontano.
Peccato solo non avere avuto a disposizione il meccanico parecchio pello pingimento de le istantanee nel momento clou dei tracciati bianchi nel cielo! Alla mia camera digitale non sono rimasti che pochi rimasugli del tardo-pomeridiano disfacimento... (1)
m.e.r.lo.
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Note:
1 - Ho scritto questo articolo nella seconda settimana di febbraio, periodo particolarmente ricco di aerei disegni. L'ho lasciato dormire ancora un poco nel limbo delle bozze, in attesa che gli eventi elettorali e papali, oltre che i cieli metereologicamente perturbati, si schiarissero. Ma vedo che la cosa va per le lunghe, così ho pensato di pubblicarlo come "sublime" intermezzo fra i vari intrighi.
Fonte: www.poetitalici.it/ermo_tescallo/
Ermo Tescallo, consumato poeta
2013-03-24T09:18:00+01:00
m.e.r.lo.
cieli di mariana e scie|varie|
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