Cos’è? Un nuovo kukusettete giapponese?
Uno strambo personaggio da barzelletta tipo la cuoca russa Gallina Kuocimilova?
Nel Paese supertecnologico che si è occidentalizzato nel mito del superlavoro, questo signor Masanobu Fukuoka si è messo ad osservare concretamente la semplicità del funzionamento della natura e dei raccolti, scoprendo che possiamo fare molta meno fatica di quello che pensiamo.
Se smettiamo di interferire e “forzare” la terra, infatti, potremo permetterci di lasciare fare alla spontaneità della natura stessa, ottenendo ugualmente ottimi e abbondanti raccolti. Ne risulterà quindi più tempo prezioso per sé e la propria anima. L’attività umana, infatti, e in particolare l’agricoltura, per Fukuoka serve soprattutto alla “coltivazione” e al perfezionamento degli esseri umani stessi che la praticano: in armonia e in sintonia con la natura si “cresce” e si evolve spiritualmente.
Sarà vero? Già l’Evangelista Matteo aveva capito tutto osservando il volo di noi uccelli: il buon Dio ci dà di che mangiare ogni giorno, senza che seminiamo, ariamo, togliamo erbacce, o, tanto meno, dissodiamo il terreno (1).
Allora rivalutiamo le nostre terre!
Fukuoka, per esperienza, ci insegna che si può smettere di compiere i lavori più faticosi e pigri come:
- arare
- diserbare
- concimare
- potare
Millenni di fatica e di supporti scientifico-tecnologici si sciolgono in fumo.
Lo sfruttamento intensivo del suolo con fertilizzanti chimici alla lunga rende il suolo sempre più sterile e bisognoso di cure. L’industrializzazione della catena agricola, le sperimentazioni ogm e l’uso incondizionato dei fertilizzanti, “gonfiano” e “trasformano” i prodotti verso un aspetto sempre più accattivante e “commerciale”, ma li impoveriscono di principi nutrienti e salutari, oltre che del sapore genuino e peculiare, peggiorando nel complesso la qualità alimentare della popolazione.
Fukuoka, invece, pratica con successo il suo metodo di rispetto della spontaneità naturale da più di 50 anni, riuscendo a coltivare sullo stesso appezzamento una grande varietà di piante ed incrementando la fertilità del suo terreno stagione dopo stagione, sino ad ottenere anche due raccolti nello stesso anno.
Il saggio giapponese ci spiega meglio nel suo libro “La Rivoluzione del Filo di Paglia”(2), ma giusto per dare un cenno ad un discorso che merita più attenzione ed approfondimento, si può riassumere la sostanza delle controindicazioni alle 4 azioni principali così:
- L’aratura è controproducente perché alla lunga compatta il terreno e ne diminuisce la porosità, rendendolo progressivamente sempre più duro.
- Il diserbo - che oggi è oltretutto inquinante, a causa dell’impiego dei diserbanti chimici - non è necessario in quanto le erbacce non “rovinano” i raccolti, bensì li integrano. Infatti in natura le piante vivono e crescono insieme; le radici delle erbe penetrano a fondo nel terreno smuovendolo e facendo entrare aria; quando le erbe concludono il loro ciclo vitale, forniscono l'humus che permette ai microrganismi della biosfera di svilupparsi arricchendo e fertilizzando il terreno.
- La concimatura e la potatura risultano anch’esse superflue per quanto detto nel punto sopra e per il semplice principio che tutto avviene da sé, senza forzature.
Estrema riduzione di impiego di manodopera, tempo e mezzi meccanici (quindi di carburanti!).
È naturale che, sino a che avremo un’economia disarmonica e concentrata solo sul profitto, sino a che i terreni non saranno sfruttati meglio e in maniera diffusa su tutto il pianeta... sino a che i desideri sempre crescenti verso il superfluo non troveranno sosta... questi principi sembreranno molto lontani dalla realtà attuale.
Di “permacultura” e tecniche innovative, però, si parla da tempo anche nella cultura occidentale. Molti sono gli esperimenti in Europa di tali tecniche “spontanee”. La cultura “biologica” e la ricerca e il consumo di prodotti di qualità a km 0 è in continuo aumento. Il desiderio di ritorno alla terra impera su Facebook con la Farmville virtuale...
Che i venti dell’Era-2010 stiano soffiando invisibili e leggeri?
il merlo
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1 - Matteo 6,26: “Seguite con lo sguardo questi esseri che volano nel
cielo: non fanno né semina, né mietitura, né hanno granai per
ammassarvi qualcosa. È vostro Padre, quello celeste, che pensa a
nutrirli".
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