I desideri creano un nuovo umanesimo.
Gli uomini e le donne si fanno sempre più coscienti dei propri sogni e bisogni e fanno passi concreti per trasformare la società. A questo proposito segnalo oggi un video: “Una qualunque” di Sabina Ciuffini, dove si espongono idee e problematiche femministe che condivido in pieno, e che apprezzo soprattutto per l’estrema dolcezza e sensibilità con la quale sono espresse.
http://www.youtube.com/watch?v=ULeT0rqnHTk
Faccio questo per controbilanciare la recente reazione appassionata di una scrittrice/blogger, che ha inteso alcuni miei interventi su lavoro e maternità come maschilisti e ha censurato persino uno dei miei commenti!(1). Certo, i numerosi “bei” commenti visibili sotto il video YouTube della Ciuffini sembrano dare ragione alla scrittrice/blogger e all'idea di un maschilismo ancora duro a morire.
L'argomento su cui si discute è sempre quello del diritto delle donne a realizzarsi nel lavoro. Magari così fosse! Quante donne (e uomini!) hanno davvero il privilegio di svolgere un lavoro liberamente scelto, fatto con passione e ricco di soddisfazione? Quante donne (e uomini!) svolgono un numero di ore di lavoro adeguato a consentire una buona qualità di vita e tempo libero sufficiente da dedicare alle relazioni sociali e affettive? Quante donne (e uomini!) riescono a impiegare i propri talenti al meglio, sfruttandoli per il bene della comunità? Siamo tutti piuttosto di corsa fra mille impegni e tanto stress.
Se scaviamo nel profondo, l’uomo ha ridotto tutto a mera necessità economica, dando priorità al lavoro come unica risorsa di ricchezza, potere e benessere, come unico mezzo di valore nella società. Per controbilanciare il potere della procreazione, della sensibilità e delle emozioni inafferrabili l’uomo ha fatto del vigore fisico, della razionalità e della concretezza la sua forza prevaricatrice, costringendo (e/o convincendo) le donne ad adeguarvisi.
Nuovi sistemi economici e maggiore flessibilità dovrebbero sostituire invece le vecchie imposizioni (2). Imperdibile è questo breve video di Silvano Agosti, che riassume magistralmente la condizione attuale dell'uomo (e della donna!).
Nei guai ci stiamo tutti in questo sistema rigido, sia uomini che donne. Quando parliamo di femminile e di maschile si tratta anche di energie, di essenze presenti in ciascuno di noi con varia intensità e proporzione, per formare l’intero della personalità. Non possiamo ridurre tutto a un giochino elementare “maschi-contro-femmine” e rispondere con insulti e superficialità a discorsi assennati e pacati come quello della Ciuffini o di chiunque altro la pensi diversamente da noi.
Comprendo bene quanto sia difficile considerare punti di vista differenti come potenziali arricchimenti, anziché come attentati al proprio ego (3).
m.e.r.lo.
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Note:
1- Chi ha letto il mio post “la speranza viene dal presente” può capire meglio il mio pensiero e il mio sincero desiderio che tutti (sia donne che uomini) possano davvero intraprendere un nuovo stile di vita. Quando commento che più asili nelle fabbriche non risolverebbero la problematica del lavoro femminile alla radice la mia non è affatto ostilità o prepotenza verso il mondo femminile. Ben vengano gli asili, per carità, se questi possono sollevare parte del peso che grava sulle spalle delle donne. Ma credo che “promettere più asili” sia demagogico, perché nella sostanza non cambia il sistema. Le istituzioni che intervengono così presto nel rapporto genitore-bambino e che offrono un'educazione standardizzata continua ottimale, rischiano di aumentare il distacco genitoriale e di ridurne il valore. In tal modo le mamme diventano “fattrici” incidentali, che possono/devono “parcheggiare” i bimbi il prima possibile per non perdere il posto di lavoro. I papà che si prendono qualche giorno di lavoro alla nascita del baby, poi, sono rarissimi, pena l'incomprensione della società del lavoro.
2- Per cui gli asili potrebbero diventare un bell’accessorio e una libera scelta, non una necessità improrogabile per i genitori.
3- Per quanto immediata, facile e anonima possa essere l’operazione di commento su un blog, ricordiamoci sempre che lo scritto rimane, e che, a differenza di un colloquio privato, può essere visto da molte altre persone. Va aggiunta sempre una dose di rispetto per l’interlocutore, qualunque esso sia. Non importa il nome, l’estrazione sociale, la situazione economica, o i titoli accademico-professionali che uno possiede o non-possiede. E questo vale tanto per i visitatori quanto per i blogger stessi, che detengono il potere assoluto di censurare e/o di esporre a “pubblico ludibrio” un’opinione.
Non è facile, lo so, la vita quotidiana e 3 anni di di blog mi insegnano che fra il dire e il fare... I temi “caldi” fanno esplodere le passioni più basse. Sono riuscito, nel tempo, a maturare un buon equilibrio e a non abusare del mio “potere”? Concedetemi almeno l’attenuante dell’impegno.