Elsa o Lucia, poco importa. Quando le donne sono stufe … s’infiammano ed il gioco è fatto! La vendetta si consuma lentamente e l’energia raddoppia.
Come combustibile si può usare normale legno oppure pellet, torsoli, scarti o altre biomasse tendenzialmente secche (in realtà è concessa umidità fino al 30%!), però questi non bruciano in modo tradizionale: non si consumano e non emettono CO2, bensì si “pirolizzano”. Il calore, cioè, carbonizza subito il materiale e libera del gas combustibile pulito, vera fonte energetica che mantiene alta la fiamma. Quindi fiamma “pulita” e materiale residuo annerito, trasformato in biochar, una sorta di carbonella ottima anche per fertilizzare i terreni agricoli.
La conformazione base di queste stufe è molto semplice: una specie di tubo forato con alette che produce una fiamma alta, potente e sottile, che cuoce e scalda. L’energia termica è anche trasformabile in energia elettrica equivalente.
Ottima nelle zone rurali, dove l’approvvigionamento di combustibile naturale e biomasse è facilitato.
Questa “Lucia Stove” o “Elsa” è stata pensata addirittura per l’Africa, dove ancora è altissima la mortalità causata dalle esalazioni nocive(monossido di carbonio) delle fiamme usate per cucinare .
Non c’è che dire, le strade delle energie alternative sono vicine, molteplici e varie, basta solo provare a imboccarle.
il merlo
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