il merlo oggi è più curioso e cerca lontano dal nido

7 dicembre 2010

Parla “Google” (punti 3, 4, 5, 6)

google 3

Google:

3)Si può pensare appunto di progettare Mariana come una zona residenziale, quando manca la motivazione principale per risiedervi stabilmente ossia la presenza di occasioni di lavoro?

4)Non è che, senza questo "primo motore immobile" che muove tutti gli altri, il paese rischia di essere un solo unico e immenso dormitorio senza nessuna reale prospettiva di sviluppo?


Merlo:

Sì, secondo me hai perfettamente ragione. La creazione di opportunità di lavoro è di primaria importanza.

Tutti si spera, infatti che la precarietà devastante e la perdita del concetto del posto fisso sia solo temporanea. Gli Italiani e, forse, gli Europei in generale, sono tendenzialmente più “stanziali” e desiderano stabilità per costruire radici.

La crescente esigenza di risparmiare sui costi della mobilità e sui carburanti, poi, spinge maggiormente a cercare distanze sempre più ridotte e comode rispetto al posto di lavoro.
 

Google:

5)E' un dato di fatto assodato che creare lavoro a Mariana è un'impresa titanica perchè tanti fattori ci giocano contro e tra tutti l'isolamento geografico infrastrutturale (ossia non siamo vicini alle reti stradali su cui viaggiano le attività commerciali). Siamo una zona di frontiera, proprio come ai tempi del Ducato di Mantova e della Repubblica Veneta, con la sostanziale differenza che ai quei tempi eravamo molto più fiorenti economicamente e strategicamente più importanti, in quanto potevamo usufruire dei proventi di cui gode una dogana con tutte le attività finanziarie ad essa collegate. Addirittura avevamo anche un banco di cambio valuta gestito da ebrei.

Lasciando da parte la storia, e considerando la realtà presente, ossia il fatto che gran buona parte dei nostri compaesani appartengono più alla fascia degli "anta" che degli "enta", mi chiedo: come mai non si è mai pensato sul serio che una vera occasione di lavoro per tante persone potrebbe essere la creazione di una casa di riposo, considerando anche il lavoro indotto che ne deriva?

6)Oppure anche soltanto una struttura per offrire pasti domiciliari agli anziani e alle persone sole o non autosufficienti o in condizioni di disagio: visto che a Mariana molti sono appassionati di cucina, mi chiedo anche perchè non si potrebbero utilizzare in questo senso le nuove cucine che il Comune intende progettare a ridosso di Piazza Castello. Non sarebbe un unire l'utile (questa cosa creerebbe comunque anche qualche posto di lavoro permanente) al dilettevole visto che il Comune intende spendere tantissimo per la ristrutturazione di questi locali?
 

Merlo:
 
LAVORO E INFRASTRUTTURE - E’ vero che le infrastrutture e le vie di comunicazione diventano fondamentali in un paese dove i punti di produzione e commercio sono sempre più concentrati e centralizzati, a discapito dei “pesci piccoli” e noi omino al lavoro siamo abbastanza isolati, in effetti. Anche le nuove infrastrutture e strade di raccordo (es. circonv. Mulino-Borghetto) forse non miglioreranno granché la situazione, in quanto sortiranno l’effetto di bypassare le piccole attività del centro senza agevolare significativamente la viabilità verso la zona artigianale-industriale.

Si pensa sempre al lavoro legato ad attività di tipo prevalentemente industriali, ma, rifacendomi alla mia premessa precedente, ricordo che esistono anche altre occasioni di lavoro in altri campi (amministrazione/assistenza es. impiego comunale, assistenziale, medico; agricoltura; istruzione es. maestra o educatrice d’infanzia; terziario es. bar, agriturismo; commercio; rifiuti es. addetti e operatori alla raccolta e smistamento).

Tutto sommato, oggi, ci avrebbe fatto comodo persino la dogana e i suoi proventi! faccine
 

CASA DI RIPOSO E CUCINE - Non sei la prima persona che sento esprimere questa opinione sulla creazione di una casa di riposo come un’opportunità.
Il futuro è fatto di una popolazione che sarà mediamente sempre più anziana.
 
casa-di-riposo-2 Una casa di riposo con annessi e connessi può sicuramente creare nuove prospettive di lavoro e attività economiche derivanti dal suo indotto. 

Tuttavia andrebbero valutati attentamente gli oneri derivanti dal mantenimento del personale e della struttura.

Un’organizzazione complessa e completa di servizi assistenziali e medici di base, richiede una capacità ed una competenza di gestione non indifferente. Un piccolo comune sarebbe in grado di sostenerla e far quadrare il bilancio? Dovremmo frequentemente ricorrere a contributi statali?

Considerato che:
 
  • l’ospizio è ancora un luogo “straniante” e non viene accettato psicologicamente di buon grado. Di conseguenza vi si ricorre spesso solo in casi estremi (non-autosufficienza; impossibilità di assistenza da parte di parenti o badanti), contribuendo così a renderlo un luogo triste e grigio di “non ritorno”.
  • per la sua vasta gamma di servizi e per il numero di operatori specializzati, una casa di riposo richiede una retta mensile piuttosto cara, più cara, per lo meno, del mensile versato ad una badante.
  • oggi, l’ultima frontiera in fatto di servizi e qualità di vita è rappresentata dall’assistenza domiciliare, meno onerosa per lo stato/regione/comune e meglio accettata dall’anziano bisognoso perché meno invadente e pervasiva.
Ritengo più interessante l’idea della somministrazione di pasti agli anziani nei locali destinati alle cucine (secondo quanto mi dici), piuttosto che la costruzione di una vera e propria struttura ex novo. I costi di gestione potrebbero essere ridotti confidando nella parziale collaborazione con associazioni di volontariato.

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